Giorgia Rambaldi
16 Febbraio 2023
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La commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo ha dato il via libera alla proposta di revisione della direttiva sulle performance energetiche degli edifici con un responso di 49 voti a favore, 18 contrari e 6 astenuti. La proposta, senza subire modifiche rispetto al compromesso definito nei giorni scorsi, sarà sottoposta al voto in plenaria durante la sessione di marzo.
L’obiettivo delle nuove norme è ambizioso: ridurre considerevolmente le emissioni di gas a effetto serra e il consumo finale di energia nel settore edile dell’UE entro il 2030 e renderlo climaticamente neutro entro il 2050. In base al testo approvato dalla commissione, gli edifici residenziali dovranno raggiungere una classe di prestazione energetica minima di tipo E entro il 2030 e D entro il 2033.
La direttiva europea si occupa delle prestazioni energetiche degli edifici, che dovranno raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Ci sono due tappe con scadenze relativamente vicine: entro il 2030, gli immobili residenziali dovranno raggiungere almeno la classe E, mentre entro il 2033 dovranno raggiungere la classe D. Queste scadenze si applicano a tutti gli immobili residenziali.
La legge prevede:
In base ai dati ENEA, circa 11 milioni di abitazioni in Italia, il 74% sono in classe energetica inferiore alla D:
il 34% è in classe G,
il 23,8% in classe F,
il 15,9% in classe E.
Queste abitazioni dovranno sostenere necessariamente i lavori di adeguamento agli standard energetici, altrimenti non sarà più possibile né venderle, né affittarle.
Secondo le associazioni di settore, l’implementazione della direttiva europea potrebbe causare una svalutazione degli immobili. Casa.it ha condotto un’indagine su annunci di trilocali tra gli 80 e i 100 metri quadri in vendita a livello nazionale e in alcune delle principali città italiane (Roma, Milano, Torino, Palermo, Genova, Bologna, Firenze) a gennaio 2023.
Il 75% delle abitazioni in vendita appartiene alle classi energetiche meno efficienti, dalla G alla E, con una netta prevalenza degli immobili in classe G che rappresentano il 55% dell’offerta totale e solo il 12% degli immobili in classe A.
Ciò ha un impatto sui prezzi: un immobile in classe A costa mediamente il 68% in più rispetto a uno con le stesse caratteristiche in classe G.
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